Presentata la ricerca realizzata dall’Osservatorio Sostenibilità Industriale, progetto realizzato da SPS Italia in collaborazione con ANIE Automazione, ANIE Energia, +CIM4.0, MADE Competence Center I4.0 e Porsche Consulting
L’Osservatorio Sostenibilità Industriale è stato presentato nel corso della conferenza inaugurale della decima edizione di SPS Italia, in programma a Parma in questi giorni.
Un’edizione fortemente concentrata sulla sostenibilità e sul legame con le tecnologie digitali e di automazione.
Per fotografare come questo legame sia declinato nell’industria, la ricerca dell’Osservatorio ha sottoposto un questionario sia fornitori di tecnologie che utilizzatori finali, analizzando le strategie e le tecnologie adottate per promuovere la sostenibilità.
Per quanto riguarda gli utilizzatori finali intervistati per lo studio condotto – che comprende sia OEM, cioè costruttori di sistemi di produzione, macchine utensili, impianti ecc. (che rappresentano il 40% del campione), sia aziende manifatturiere che producono beni destinati ai mercati finali – si registra una buona situazione, laddove il 90% ha già intrapreso un percorso di trasformazione volto a perseguire obiettivi di sostenibilità.
La maggior parte del campione è formato da grandi imprese (53%) e aziende di media dimensione (18%). Appartengono invece al mondo delle MPI il 28% delle aziende: 16% le piccole imprese e 12% le micro imprese con meno di 50 dipendenti.
Anche in questo caso, le aziende che non hanno implementato strategie di sostenibilità dichiarano che la ragione principale è che non vi vedono un ritorno economico immediato.
Tra le aziende che invece hanno adottato questo tipo di strategie, decarbonizzazione e circular economy sono i temi di maggior interesse (rispettivamente per il 36,6% e il 52, 27% del campione).
Queste aziende dimostrano un maggior livello di “accountability” rispetto ai fornitori di tecnologie: quasi la metà del campione dichiara infatti di rispondere direttamente al Ceo dell’azienda dei risultati ottenuti.
Il 58,15% degli intervistati, inoltre, dichiara di misurare attivamente i risultati dei progetti messi in campo in ambito di sostenibilità.
Il 45% degli espositori intervistati, avendo integrato le strategie di sostenibilità nella strategia aziendale, prevede di raggiungere obiettivi già nel breve termine (entro due anni), il 36% prevede di raggiungerli entro 3-5 anni e il restante 20% prevede di raggiungerli nel lungo termine.
L’indagine dell’Osservatorio ha mostrato anche come la connessione dei dispositivi attraverso la rete sia ormai matura: la totalità delle imprese intervistate dichiarano che i loro sistemi sono connessi alla rete sia tramite software di gestione sia attraverso interfacce operatore evolute.
La diffusione delle tecnologie di controllo è un dato comune a tutte le applicazioni meccatroniche.
Il loro utilizzo abilita nuovi sistemi evoluti che garantiscono flessibilità e sostenibilità delle produzioni, che possono essere più precise, sicure con attenzione alla riduzione degli sprechi e degli scarti.
In molti dei casi queste tecnologie permettono la realizzazione di ricette personalizzate ed altamente efficienti. Rispetto a questo ambito, il 75,68% delle imprese utilizza macchinari dotati di controllori logici programmabili (PLC) ed Interfacce utente (HMI) in grado di modificare set-up e ricette di produzione.
Dal punto di vista degli investimenti in tecnologie digitali, le aziende intervistate dichiarano di aver prevalentemente realizzato progetti nelle loro aziende volti ad una introduzione capillare di queste tecnologie.
Solo una frazione limitata di esse (il 5,40%) è ancora alla ricerca della giusta strategia digitale.
Per le altre, indipendentemente dalla dimensione di impresa, i benefici ottenuti già si vedono e sono pronte a nuovi investimenti.
Tra le aree di investimento le principali sono quelle relative alla gestione dei processi e alla loro manutenzione. In questi settori, i software e le tecnologie digitali offrono il maggior supporto alla sostenibilità.
Anche i software e le tecnologie per la progettazione sono molto diffuse, anche se questo dipende dalla tipologia di azienda, e coinvolge solo le aziende in cui la funzione progettazione è presente.
Ancora molto limitata è invece la diffusione della stampa 3D: dai dati dell’Osservatorio emerge che solo un 20% delle aziende utilizza stampanti plastiche, il 50% non utilizza nessuna di queste tecnologie. Spesso la motivazione è legata al fatto che prodotti e processi non ne permettono l’uso.
Le aziende che invece ricorrono all’additive manufacturing lo fanno, principalmente, nella realizzazione di prototipi e di ricambistica. In queste aziende, le performance legate alla sostenibilità s’identificano nella riduzione di peso per quanto riguarda il prodotto e nella possibilità di riutilizzo del materiale, circa il 33%, per quanto riguarda l’intero processo di produzione.
Ma molto ancora si può fare per alzare la percentuale di ottimizzazione.
Decisamente più alta rispetto ai fornitori è la propensione degli utilizzatori all’energy management.
Qui ben il 91,18% degli intervistati gestisce il monitoraggio in maniera specifica su reparti e aree produttive e il 73,53% dei macchinari viene analizzato singolarmente.
Piuttosto significativo il ricorso a software evoluti di monitoraggio (67,65%), mentre resta inferiore a quanto ci si potesse aspettare l’implementazione di misure di efficientamento sulla base dei dati.
“La sostenibilità si può trasformare in un valore aggiunto per le imprese solo se si verificano tre condizioni. In primo luogo, occorrono investimenti strutturati e non una tantum, perché la sostenibilità ha un costo”, spiega Daniele Napoleoni, Associate Partner di Porsche Consulting.
“Il secondo elemento riguarda i business model. Spesso tutto quello che è nuovo viene fatto rientrare nel new business, ma la sostenibilità deve essere integrata al core business, con obiettivi strategici declinati a tutti i livelli aziendali”, aggiunge.
“Infine – conclude Napoleoni – la sostenibilità nell’industria si raggiunge grazie a delle tecnologie che richiedono nuove competenze che devono essere integrate nei modelli operativi”.