Ma i progetti che l’hanno sostituita sono stati insufficienti.
Mentre il deserto avanza alla velocità di 5 chilometri l’anno, più veloce delle previsioni, solo il 2% della capacità rinnovabile installata negli ultimi 10 anni è stato localizzato in Africa, un continente che ospita il 16% della popolazione globale.
“E’ un ritardo che va colmato partendo dall’analisi delle ragioni che lo hanno prodotto”, osserva Roberto Vigotti, segretario di Res4Africa Foundation, impegnata nella transizione energetica in Africa.
“La potenzialità delle rinnovabili nel continente è enorme e il loro rilancio può rappresentare una spinta economica formidabile. Finora lo sviluppo dell’energia che viene dal sole e dal vento è stato rallentato da varie difficoltà, come il rischio derivante da un sistema regolatorio molto complesso, o progetti spesso senza bancabilità. Ma ci sono anche molte esperienze positive. Ad esempio in Marocco negli ultimi anni si sono moltiplicati i progetti in questo senso, incluso un villaggio alimentato al 100% da energia solare e il Paese punta al 52% di elettricità da rinnovabili nel 2030; l’Egitto invece al 42% al 2035”.
Progressi che però risultano insufficienti perché inghiottiti da una crescita demografica velocissima: si calcola che entro il 2050 la popolazione dell’Africa raddoppierà arrivando a 2,5 miliardi. Per quella data, secondo le previsioni, la Nigeria ospiterà 440 milioni di persone, cioè avrà un peso demografico analogo a quello dell’Unione europea.
Una buona percentuale della popolazione in arrivo andrà ad ingrossare le fila dei 600 milioni di persone che nell’Africa subsahariana non hanno a disposizione una spina a cui attaccare un frigorifero o una lampada. Già nel 2020 quest’area ha registrato il primo calo del tasso di accesso all’energia dal 2013.
Per rilanciare lo sviluppo della rete elettrica, Res4Africa ha proposto la Micro Grid Academy per creare forza lavoro africana qualificata in grado di migliorare l’accesso all’energia nelle comunità rurali rafforzando le imprese locali e creando posti di lavoro.
“La sponda Sud del Mediterraneo è una possibilità interessante per le imprese che in Italia negli ultimi anni hanno faticato a ottenere i permessi per costruire impianti”, aggiunge Marco Pinetti, l’ideatore della fiera ZeroEmission che torna a ottobre a Roma dopo una lunga pausa determinata dalla stasi del mercato italiano. “Oggi nel nostro Paese si assiste a una forte ripresa degli investimenti e a una crescita sostenuta delle aziende che operano nelle filiere industriali collegate alle rinnovabili e all’elettrificazione green. In particolare elettronica ed elettromeccanica per l’e-mobility che nel 2021 hanno registrato un incremento a due cifre del fatturato totale: +19,2% rispetto al 2020”.
Il mercato prova a ripartire in direzione di un taglio robusto delle emissioni serra, trainato dalla richiesta di stabilità climatica e dall’accelerazione imposta dalla crisi ucraina.